“Abbiamo avviato l’istruttoria, necessaria ad accertare le relative responsabilità e a prescrivere le misure opportune per limitare i danni suscettibili di derivarne agli interessati: in particolare avvocati e loro assistiti”. Il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, risponde così all’Agi in relazione al caso del”hackeraggio delle email di migliaia di avvocati romani ad opera di Anonymous.

“Sin da ora – sottolinea Soro – emerge l’assoluta inadeguatezza delle misure di sicurezza correlate alla gestione di un servizio, quale la pec, che dovrebbe garantire la massima riservatezza e su cui, peraltro, si basa l’intera architettura del processo telematico”.

Il Presidente Antonello Soro, interviene con questo comunicato stampa dopo l’attacco di Anonymous alle caselle pec degli avvocati di Roma, circa 30mila e-mail certificate violate, comprese quella della sindaca Virginia Raggi.

«Salve cittadini Italiani, oggi Anonymous, con questa operazione e con l’avvicinarsi dell’anniversario della loro cattura, vuole ricordare i vecchi Amici Aken e Otherwise arrestati nel Maggio 2015», si legge nel post del network pro-Wikileaks che annuncia l’operazione di hackeraggio. E conclude: «Non avete capito che Anonymous non ha leader? Arrestati 2 altri 100 ne nascono. Abbiamo continuato la nostra lotta, e nonostante gli arresti noi non ci arrendiamo».

Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) della Polizia Postale è ora al lavoro per accertare l’esatta portata della violazione rivendicata da Anonymous Italia. Al momento la Procura capitolina non ha formalmente aperto un fascicolo di indagine ma il Cnaipic è intervenuta per acquisire dati ed elementi per le indagini successive.

L’attacco informatico subito dall’Ordine degli Avvocati di Roma – sottolinea il presidente Antonino Galletti – «rappresenta una gravissima violazione non solo della privacy degli iscritti e dell’integrità dell’istituzione forense, ma anche una violazione penalmente rilevante di un diritto costituzionalmente garantito, quale quello dell’inviolabilità della corrispondenza». «I tecnici della azienda di software che fornisce l’infrastruttura tecnologica all’Ordine capitolino – spiega – sono al lavoro insieme ai funzionari della polizia postale per verificare l’entità del danno e chiudere la falla. Secondo le verifiche dell’azienda, le caselle di posta violate sono quelle i cui titolari non hanno cambiato la password iniziale assegnata dal fornitore. Tutti i responsabili – conclude – saranno naturalmente denunciati all’autorità giudiziaria».

 

Fonte: Il Sole 24 Ore, Garante Privacy