Un emendamento contenuto nel testo del Ddl concorrenza, approvato al Senato, elimina il requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali, “liberalizzando” il fenomeno del telemarketing selvaggio e prevedendo come unica forma di tutela dell’utente la possibilità di rifiutare le sole chiamate successive alla prima.

L’articolo 44 approvato al Senato, che andrà a modificare l’articolo 130 del Codice in materia di protezione dei dati personali, recita: «Gli operatori e i soggetti terzi che stabiliscono, con chiamate vocali effettuate con addetti, un contatto anche non sollecitato con l’abbonato a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale, hanno l’obbligo di comunicare all’esordio della conversazione i seguenti dati: 1) gli elementi di identificazione univoca del soggetto per conto del quale chiamano; 2) l’indicazione dello scopo commerciale o promozionale del contatto». Ma poi si aggiunge: «Il contatto è consentito solo se l’abbonato destinatario della chiamata, presta un esplicito consenso al proseguimento della conversazione». In sostanza, come già succede oggi, il consumatore ha solo la «libertà» di dire all’operatore che non è interessato e chiudere la conversazione, prima che l’operatore insista ulteriormente.

Antonello Soro, Garante della Privacy, dichiara che la norma contenuta nel testo del DDL Concorrenza Suscita sconcerto e preoccupazione”.  Essa elimina il requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali, “liberalizzando” il fenomeno del telemarketing selvaggio e prevedendo come unica forma di  tutela dell’utente la possibilità di rifiutare le sole chiamate successive alla prima.

Si tratta di una soluzione diametralmente opposta a quella – fondata sul previo consenso all’interessato – ampiamente discussa nella Commissione di merito dello stesso Senato, indicata dal Garante e, in  apparenza, largamente condivisa.

La norma peraltro risulta incoerente con la linea di maggiore tutela seguita dalla stessa Commissione nell’ambito dell’esame del Ddl sul Registro delle opposizioni.

Il testo è stato approvato dal Senato e deve tornare alla Camera per la terza